Mawu Onlus

Menu
  • Home
  • Associazione
    • Chi Siamo
    • Collaborazioni
    • Volontariato
    • Link Utili
  • News ed Eventi
  • Donazioni
    • Sostienici
    • Le Vostre Donazioni
    • 5 x mille
  • Contatti

Al fine di fornire la migliore esperienza online questo sito utilizza i cookies.

Utilizzando il nostro sito, l'utente accetta il nostro utilizzo da parte dei cookie. Scopri di più

Accetto

Donazione Sangue

 

Tra le attività che svolge la nostra associazione c'è quella di sensibilizzare le persone sulla tematica della donazione del sangue tramite campagne informative. Con la collaborazione dei centri trasfusionali campani Mawu organizza giornate dedicate alla donazione di sangue nei centri dove vi è una maggiore emergenza.

Il sangue è indispensabile per moltissime terapie. Non puoi sapere a chi doni il tuo sangue, ma sappi che la tua donazione è destinata a molti tipi di malati, a quelli oncologici e alle persone che hanno emorragie importanti per traumi, interventi chirurgici, tra cui i trapianti, o durante il parto.

Donare sangue fa bene anche al donatore. Il sangue raccolto, prima di arrivare al letto del paziente, è controllato sia per scoprire la presenza di virus infettivi che possono trasmettere epatiti e Aids, sia per scoprire valori ematochimici che possono rivelare malattie del donatore. Donare sangue, quindi, vale il doppio, perché salva la vita a chi riceve il sangue e mantiene sano il donatore. 

 

Chi può donare?

 

Al momento della donazione devono essere nella norma, cioè nei limiti previsti dalla legge:

• Età compresa tra 18 e 65 anni (la donazione di sangue intero da parte di donatori  periodici  di età superiore ai 65 anni fino a 70  può  essere  consentita  previa valutazione clinica dei principali fattori di rischio età ¬correlati).

• Peso non inferiore a 50 Kg

• Pressione arteriosa sistolica inferiore o uguale a 180 mm di mercurio

• Pressione arteriosa diastolica inferiore o uguale a 100 mm di mercurio

• Frequenza cardiaca regolare, compresa tra 50 e 100 battiti/minuto

• Emoglobina • minimo 13,5 g/dL nell’uomo, Hb • 12,5 g/dL nella donna; per la donazione di plasma i valori minimi scendono a 12,5  g/dL nell’uomo e 11,5 g/dL nella donna;

• Buono stato di salute;

Non può donare chi ha comportamenti a rischio, tipo: assunzione di sostanze stupefacenti, alcolismo, rapporti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive, o chi è affetto da infezione da virus HIV/AIDS o portatore di epatite B o C, o chi fa uso di steroidi o ormoni anabolizzanti.

Vai a questo link per scoprire quale è il centro più vicino a casa tua.

 



https://cns.sanita.it/GEOBLOOD/

 

Mawu Onlus

  • Home
  • Associazione
    • Chi Siamo
    • Collaborazioni
    • Volontariato
    • Link Utili
  • News ed Eventi
  • Donazioni
    • Sostienici
    • Le Vostre Donazioni
    • 5 x mille
  • Contatti

Il valore della condivisione

 

Il valore della condivisione: il gioco in ospedale e i vissuti dei volontari.

L’ospedalizzazione di un bambino è un’esperienza difficile e dolorosa, che destabilizza non solo il piccolo paziente, ma la famiglia intera: il processo di accoglienza e presa in carico globale del paziente e dei familiari diviene quanto mai importante, all’interno di un contesto che rappresenterà per tempi più o meno lunghi la loro quotidianità.

Fondamentale in questo senso è il processo di umanizzazione degli ospedali, in cui risulta fondamentale lo sviluppo dell’alleanza terapeutica che veda coinvolti tutti coloro che svolgono un ruolo nell’esperienza di ospedalizzazione del bambino: medici, infermieri, e, non ultimi, i volontari presenti all’interno delle corsie dell’ospedale, che mettono a disposizione dei piccoli pazienti e dei familiari il loro tempo e la loro capacità di giocare.

Il gioco con il bambino ospedalizzato è fondamentale per le sue funzioni terapeutiche e simboliche: affinchè il piccolo paziente possa usufruire delle funzioni benefiche del gioco, è fondamentale che esso sia condiviso, compartecipato, con la presenza dell’adulto volontario che, in questo modo, condivide con il bambino un momento di evasione dalla noia delle lunghe ore della giornata, un momento di socializzazione anche con gli altri degenti, e un momento in cui si possa dare simbolicamente sfogo a tutte le ansie e i timori legati alla malattia. 

Giocando, ridendo, condividendo un momento creativo, il bambino può piano piano prendere nuovamente contatto con la sfera emotiva, positiva e negativa, che, difensivamente, all’ingresso in ospedale, viene messa a tacere. 

In un momento così delicato della sua esistenza, creare un ambiente accogliente, ludico, creativo, è fondamentale per sollevare il piccolo dalle sofferenze, anche solo per un tempo limitato, e per fargli sentire un’accoglienza che non sia solo rispetto al suo status di paziente portatore di malattia, ma persona.

Gli stessi familiari possono trarre grande beneficio dalla presenza dei volontari nelle corsie, attraverso un confronto empatico, o anche grazie alla possibilità di prendersi un momento in cui “staccare”, forti della presenza di volontari che, anche solo per qualche minuto, si prendono cura del bambino, dando loro il tempo di “ricaricarsi”.

Alla luce di tutti questi aspetti, non bisogna dimenticare il notevole impatto emotivo che comporta il contatto con la sofferenza di questi piccoli pazienti: avvicinarsi dolore fisico ed emotivo dei bambini e delle loro famiglie, pur essendo fonte di gioia e gratificazione, comporta un coinvolgimento emotivo molto intenso che, se ignorato o non sufficientemente preso in considerazione, può andare a condizionare la capacità stessa di essere di aiuto e conforto per i piccoli pazienti. 

Le difese che, legittimamente, si utilizzano per poter gestire questo contatto ripetuto, rischiano quindi di diventare troppo rigide o, al contrario, l’eccessiva permeabilità al dolore altrui rischia di rendere difficile continuare a svolgere al meglio il proprio ruolo. 

È proprio per questo che risulta importante assicurare ai volontari uno spazio di condivisione e confronto, all’interno del quale poter parlare dei vissuti e delle difficoltà legate all’incontro con bambini e genitori.

 

Poter condividere le proprie emozioni, le proprie ansie e le proprie riflessioni, può permettere di creare quel giusto compromesso tra permeabilità e necessaria autotutela rispetto al contatto con livelli di dolore molto elevati: una “giusta distanza” può essere utile per assicurarsi la capacità di aiutare gli altri e sostenerli con rispetto e delicatezza, con un coinvolgimento autentico ma consapevole, con l’obiettivo di mantenere integra la propria umanità senza interporre barriere difensive troppo rigide nella relazione.

 

Dott.ssa Mariassunta Esposito 

Psicologa , scarica qui il curriculum

 

© 2023 Mawu Onlus